Critica
In “Immagini Italiane a Bengasi”
"Silvio Craia nasce nel 1937 e da anni è direttore della Pinacoteca Civica di Macerata. È artista che coniuga in sé le istanze ardite delle avanguardie creative della Pop Art della Neo figurazione, della Land Art e dell'arte Concettuale con quelle della sperimentazione fantastica. Effettua la sua ricerca pittorica servendosi di materiale fotografico e di materiali di recupero (plexiglas, carta, residui dei processi di stampa seriale) e li fonde con la pastosità grassa della pittura ad olio. La sua dimensione concettuale lo avvicina da un lato all'estetica post-crociana che vedeva nel fruitore dell'opera d'arte l'artista stesso, dall'altro lo pone come linea di demarcazione tra il concetto di “fine della paura della bomba” (e quindi di “arte/non arte”, secondo la definizione di Giulio Carlo Argan) ed il recupero del colore e dell'idea di arte come portatrice di messaggio e contenuto."
Silvio Craia di Giandomenico Semeraro in “Segnalibri d'artista”
"La stessa esigenza che porta Craia alla scelta combinatoria – in una sorta di lettura augurale – di brani topografici che, al di là del collage, chiamano direttamente in causa l'uomo con il suo bagaglio linguistico e la possibilità di legarsi agli altri uomini riconoscendoli come propri simili, secondo una prassi di civiltà che oggi vedo pericolosamente scomparire. La ricerca di Craia stabilisce un territorio di grande solarità e, come tale, soggetto consapevole all'interno del dibattito che lega le arti visive all'uomo, e l'uomo al presente. I termini di luce naturale e di orizzonte si ancorano in maniera concreta, allora, tramite l'opera, all'uomo, riconducendo su di lui un rapporto con la vita che altrimenti, in esclusivo contatto con l'universo, sarebbe dilaniante; un rapporto con la vita di cui Craia raccoglie il senso del profondo."
L'eredità futurista nelle Opere di Silvio Craia di Armando Ginesi
"Recuperi formidabili è intitolata l'ultima pubblicazione catalogo di Silvio Craia, nato a Corridonia nel 1937 e che vive ed opera a Macerata. Forse l'idea di dare questo nome, tanto alla brochure quanto ai suoi lavori pittorici e plastici l'ha derivata da uno scritto che Emilio Villa gli dedicò nel 1986, nel quale il grande poeta, invitando ad ammirare l'opera timida e veemente di Silvio Craia, pittore nel mondo della pensosa e severa fantasia, cosi la definiva: “spettrali recuperi, simulazione di collages e di spazi timbrici, travaso di bagliori, di intrichi, di esplosioni, di silenzi. (...)" Clicca per il testo completo.
Silvio Craia di Rocco Brancati
"Silvio Craia viene da Macerata, i suoi “Recuperi Formidabili” sono oggetti plastici che qualche critico ha collocato nella corrente artistica del rinascente nuovo dadaismo. Come Vito Riviello, poeta giocoso dall'umorismo astralunato e doloroso, dalla funambolica malinconia per la sua capacità di essere al tempo stesso radicalmente serio e radicalmente scherzoso, anche Silvio Craia sembra divertirsi. (...)." Clicca per il testo completo.
Eran trecento di Siriano Evangelisti
"E cosi venne la tredicesima cartolina della premiata serie “Il fico di Craia è...”, una serie nata negli ormai lontani anni 70. Roba dell'altro secolo, viene spontaneo dire, anche se è di ieri l'ingresso del nuovo millennio; tuttavia, un filo di continuità lega il primo all'ultimo esemplare della serie, in una coerenza stilistica che continua negli anni, anzi nei decenni, indifferente alle mode artistiche che via via si sono susseguite nel tempo. (...)" Clicca per il testo completo.
"Silvio Craia nasce nel 1937 e da anni è direttore della Pinacoteca Civica di Macerata. È artista che coniuga in sé le istanze ardite delle avanguardie creative della Pop Art della Neo figurazione, della Land Art e dell'arte Concettuale con quelle della sperimentazione fantastica. Effettua la sua ricerca pittorica servendosi di materiale fotografico e di materiali di recupero (plexiglas, carta, residui dei processi di stampa seriale) e li fonde con la pastosità grassa della pittura ad olio. La sua dimensione concettuale lo avvicina da un lato all'estetica post-crociana che vedeva nel fruitore dell'opera d'arte l'artista stesso, dall'altro lo pone come linea di demarcazione tra il concetto di “fine della paura della bomba” (e quindi di “arte/non arte”, secondo la definizione di Giulio Carlo Argan) ed il recupero del colore e dell'idea di arte come portatrice di messaggio e contenuto."
Silvio Craia di Giandomenico Semeraro in “Segnalibri d'artista”
"La stessa esigenza che porta Craia alla scelta combinatoria – in una sorta di lettura augurale – di brani topografici che, al di là del collage, chiamano direttamente in causa l'uomo con il suo bagaglio linguistico e la possibilità di legarsi agli altri uomini riconoscendoli come propri simili, secondo una prassi di civiltà che oggi vedo pericolosamente scomparire. La ricerca di Craia stabilisce un territorio di grande solarità e, come tale, soggetto consapevole all'interno del dibattito che lega le arti visive all'uomo, e l'uomo al presente. I termini di luce naturale e di orizzonte si ancorano in maniera concreta, allora, tramite l'opera, all'uomo, riconducendo su di lui un rapporto con la vita che altrimenti, in esclusivo contatto con l'universo, sarebbe dilaniante; un rapporto con la vita di cui Craia raccoglie il senso del profondo."
L'eredità futurista nelle Opere di Silvio Craia di Armando Ginesi
"Recuperi formidabili è intitolata l'ultima pubblicazione catalogo di Silvio Craia, nato a Corridonia nel 1937 e che vive ed opera a Macerata. Forse l'idea di dare questo nome, tanto alla brochure quanto ai suoi lavori pittorici e plastici l'ha derivata da uno scritto che Emilio Villa gli dedicò nel 1986, nel quale il grande poeta, invitando ad ammirare l'opera timida e veemente di Silvio Craia, pittore nel mondo della pensosa e severa fantasia, cosi la definiva: “spettrali recuperi, simulazione di collages e di spazi timbrici, travaso di bagliori, di intrichi, di esplosioni, di silenzi. (...)" Clicca per il testo completo.
Silvio Craia di Rocco Brancati
"Silvio Craia viene da Macerata, i suoi “Recuperi Formidabili” sono oggetti plastici che qualche critico ha collocato nella corrente artistica del rinascente nuovo dadaismo. Come Vito Riviello, poeta giocoso dall'umorismo astralunato e doloroso, dalla funambolica malinconia per la sua capacità di essere al tempo stesso radicalmente serio e radicalmente scherzoso, anche Silvio Craia sembra divertirsi. (...)." Clicca per il testo completo.
Eran trecento di Siriano Evangelisti
"E cosi venne la tredicesima cartolina della premiata serie “Il fico di Craia è...”, una serie nata negli ormai lontani anni 70. Roba dell'altro secolo, viene spontaneo dire, anche se è di ieri l'ingresso del nuovo millennio; tuttavia, un filo di continuità lega il primo all'ultimo esemplare della serie, in una coerenza stilistica che continua negli anni, anzi nei decenni, indifferente alle mode artistiche che via via si sono susseguite nel tempo. (...)" Clicca per il testo completo.